venerdì 8 giugno 2012

Game, Set, Match

Alcuni mesi fa il sottoscritto, stufo della propria decennale inattività e ansioso di tenersi in forma in vista del più importante evento annuale (l'estiva Zentrum League con la maglia number 29 dei Pizzinni d'Andera) ha preso una decisione irrevocabile: quella di iscriversi presso un locale club tennistico. Competizione vera, insomma. Con tanto di affiliazione automatica alla Federazione Francese (nel senso: paghi la tua quota di iscrizione e ne fai parte), il che è quasi come appartenere alla legione straniera
Una volta passati dalle parole ai fatti il tutto, pur divertente, è assai meno epico di quanto si creda. Vero che si entra a far parte della classifica nazionale - miao - e che si fanno i tornei (ovvero punti in palio, perfino soldi per chi riesce ad andare fino in fondo, oppure buoni sconto nei negozi specializzati. Se ve lo state chiedendo: io ancora non ho vinto un cazzo di nulla) ma è anche vero che la maggior parte degli avversari risultano né più né meno dei disgraziati proprio come te - sebbene, incredibile a dirsi, siano in classifica - oppure pensionati (pure loro in classifica, sic!) o semplicemente gente che, come si dice da queste parti, non c'è buona. Ma è in classifica. Poi, quando hai superato tutti questi, ci sono quelli buoni ed ecco che il tuo torneo è già finito.
E comunque. Gli iscritti alla Federazione - disgraziati e non - godono del privilegio di poter acquistare anticipatamente i biglietti relativi alle principali manifestazioni tennistiche nazionali. Eh sì, avete capito già tutto. Del resto, il lato positivo di abitare qui è che, se da un lato sei davvero in culo ai lupi, dall'altro sei sostanzialmente equidistante da altrettanti lupi e da altrettanti culi. Quindi, domenica scorsa, pranzo al sacco (letteralmente) e rotta verso Parigi in auto, chè tanto è domenica e i parcheggi son gratis, no? Il complesso del Roland Garros si trova in pratica a Bois de Boulogne, cioè bisogna attraversare il sedicesimo, abitato - com'è noto - da poveracci. Il parcheggio è effettivamente gratis, però ci vuole un'ora buona per raggiungerlo sgusciando attraverso le Mercedes disseminate dappertutto, bestemmiare contro il traffico e i parigini bastardi, e finalmente poter tirare il freno a mano. A quel punto hai girato talmente tanto che hai la sensazione di aver sconfinato in Belgio.
Quando compri il biglietto lo fai con un certo anticipo (cioè febbraio), perciò fino alla sera prima non saprai a quali match assisterai. Percentuali di inculata piuttosto alte, per intenderci, visto poi il rischio pioggia - con tanto di tempesta tropicale lungo l'autostrada a rendere il rischio ormai una certezza. E invece, a bestemmie già in corso, un cazzo, neanche una goccia. Il programma: due singolari femminili e due maschili. Il primo manco lo vediamo, siamo ancora al parcheggio. Il secondo prevede la n.1 mondiale, la Azarenka, perdere contro la simpatica n.16, per la quale ovviamente facciamo un tifo da stadio. Il terzo prevede Mr. Federer - mica pizza e fichi - contro un ragazzino belga emozionatissimo che pare troppo magro per i suoi vestiti eccessivamente larghi. Last but not least (infatti terminerà l'indomani), nel quarto incontro si sfidano i due fabbri Del Potro e Berdych.
Impressioni? (nb: da qui in poi se del tennis non ve ne frega una mazza, potete cambiare sito). Innanzitutto, sembra tutto molto più piccolo di quanto si possa immaginare, considerando che si tratta pur sempre del secondo campo in ordine gerarchico, non il decimo. Il giorno dopo alla tv giunge puntuale la conferma, perché le stesse tribune del Suzanne Lenglen paiono enormi. Due: l'impatto che la superficie ha sul gioco è qualcosa di totalmente alieno allo schermo televisivo. I colpi sono visibilmente attutiti, si gioca intorno alla palla, si scivola sulla terra. Lo so, lo so, sono cose che sapete già. Come che qua, più della potenza contano più - in teoria: molto in teoria - la rapidità e la resistenza. Poi vedi Del Potro e Berdych che giocano a chi ce l'ha più lungo e dici: e sul cemento indoor, con la palla che schizza, come fai a vederla? Allo stesso tempo, osservi lo zio Roger e capisci perché ha vinto 16 titoli dello Slam, nonostante la sua, di palla, non viaggi minimamente alla velocità dei due bruti citati in precedenza - e c'è di peggio, nel circuito. Il perché? Non ti gioca mai una palla uguale all'altra, usa ogni possibile tipo di taglio, di variazione e di ritmo, copre perfettamente tutto il campo, i suoi servizi sono praticamente illeggibili (questa è stata la cosa più impressionante, soprattutto a velocità ridotte). E dire che non era certo nella sua miglior giornata: troppo vento, tanti errori, poca strategia contro un avversario (piuttosto bravino) che non conosceva, condizione fisica non al top.
A fine giornata, mentre Del Potro e Berdych sono lì che se lo stanno ancora misurando col righello (per la cronaca, evidentemente madre natura è stata più generosa con l'argentino: del resto arrivava con la testa alla parte alta della scritta BNP PARIBAS sui teloni di fondo), te ne vai tutto quanto. Te ne vai contento. Non sai che ti aspettano: un'altra ora per uscire da Parigi, raffiche di bestemmie, un altro uragano in autostrada e, soprattutto, un'improvvisa ondata di insicurezza al pensiero di dover di nuovo impugnare la racchetta per affrontare il pensionato di turno. 

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