mercoledì 18 novembre 2009

Road Trip - Parte Quinta

[riassunto delle puntate precedenti]
Altrochè se si arriva al Mont Saint Michel. Certo, la strada è lunga e impervia. Bisogna attraversare una miriade di deliziosi paesetti della Normandia, dove si sta coi nasi all’insù ad osservare campanili. Poi bisogna fare una doverosa pausa-pranzo (luculliano) letteralmente in mezzo alle enormi mucche vichinghe. Infine, arrivando dall’alto, lo si vede, che emerge dalle acque: peccato che ci vogliano ancora più di venti chilometri. La salivazione, tuttavia, aumenta, le urla di giubilo anche. Trattenendo il respiro Logan e JF parcheggiano fra i camper con il dubbio di ritrovare l’auto travolta dai flutti e si inoltrano in avanscoperta, circondati da migliaia di turisti – fra i quali ce ne sono molti dall’immancabile ed altrettanto inconfondibile basso timbro italico. Pur essendo il tutto vagamente sensazionale, l’umanità deambulante con i portafogli in mano e le macchine fotografiche a tracolla diviene presto insopportabile. Con i cabasisi al contrario i nostri eroi si interrogano sulla situèscion e decidono di levarsi le scarpe in segno di rispetto per un breve tour a piedi scalzi nella baia, dato che – a quanto sostiene l’immancabile tizia italiana all’ingresso informazioni, probabilmente lumbàrd – la marea non si alzerà prima della tarda serata. Sembra perfetto. Il breve tour a piedi durerà ovviamente l’intero après-midi, poiché è qualcosa di assolutamente indescrivibile, mentre l’abbazia si allontana sempre di più, circondata dalle acque, dalla gente che va a cavallo, da un’isoletta di fronte, dal silenzio, dagli uccelli. Il momento catartico è interrotto dal passaggio della guida turistica (un giovane français che cerca di parlarci in inglese, usa un bastone ed ha in testa un cappello da Uomo-Del-Monte) che conduce un gruppo di disgraziati a spasso per la baia. Il tale avverte (con annessa traduzione in italiano dell’immancabile ragazza italiana in vacanza) che forse è il caso di tornare indietro perché sta per salire la marea e poi sono cazzi vostri. “Mì chi semmu di Sassari” è l’esauriente risposta. Quello, non avendo capito una mazza, annuisce. Oltretutto, c’è ancora gente che si è spinta molto più oltre, fino ai pressi dell’isola, dunque perché venire a scassare la minchia? Come da copione, non molto tempo dopo lo scarno dialogo e le susseguenti risate, la marea sale improvvisamente fino alle cosce. I due inviati de La Tana capiscono che è meglio lasciar perdere l’orgoglio e si mettono in salvo a stento, urlanti e bestemmianti, i borselli e le scarpe sulla testa, mentre la corrente sta per trascinarli via, forse fino all’Inghilterra. Ci sono addirittura le sabbie mobili, roba da matti. Alle loro spalle, qualcuno è rimasto indietro e chiede aiuto. Inutile dire che si tratta di italiani.
Le pratiche di asciugamento vengono effettuate sulle rocce antistanti il retro della rocca, muniti di sigaro. S’è fatta una certa ora, e la fame apre la pittorra con prepotenza. Si torna su. Stavolta i turisti sono notevolmente diminuiti, l’atmosfera è vivibile e cordiale. La cena si sviluppa attorno al magico trittico crêpes-leffe-ostriche, si paga con lo stogamo pieno e si va a visitare tutto quel che che c’è – e non è certo poco. La serata in abbazia è indimenticabile: ogni sala è illuminata a dovere, il luogo è clamoroso e ci sono pure i musicisti che suonano. JF e Logan, storditi da cotanta bellezza, si sparano ogni singolo anfratto fino a quello più in alto (dove c’è una tizia meravigliosa che suona meravigliosamente l’arpa) quando ormai fuori è già buio e dunque l’ostello di Bruges, prenotato per la sera stessa, in culo. Chi se ne strafotte, pensano i due, perché la vista sulla baia (con la marea che ha riempito tutto il riempibile), il gioco di luci e la musica fanno male al cuore. Estasiati, i due supereroi ne approfittano per rimettersi in marcia, solo dopo aver adeguatamente ringraziato gesùbambino. JF lo ringrazierà anche qualche minuto più tardi, in auto e con la portiera destra spalancata, mentre restituisce le leffe, le ostriche e anche l’insalata del pranzo a madre natura. Logan torna così solitario al volante, con accanto un JF agonizzante. Alcune ore dopo si giunge nientepopodimeno che a Rouen, dove c’è una delle cattedrali gotiche più famose d’Europa e – last but not least – la Senna, perdio. In punta di manzano chizzo (4 am, signori) JF riprende i sensi grazie al pain au chocolat d’ordinanza e alla bellezza della città, totalmente deserta se si esclude un poveraccio che dorme lì accanto sotto dei cartoni. È troppo per JF, che stramazza nuovamente nell’auto. Logan prosegue attraverso luoghi affascinanti e oscuri, eh sì, perché la nebbia non fa vedere nulla a distanza di venti metri. Si è veramente in culo ai lupi. Superate Bassa e Alta Normandia, ormai la nuova regione che ospita la Via Carmelo da viaggio è la Piccardia. Consapevoli delle congiunture geografiche, si va a dormire nel parcheggio di un pseudo autogrill. Come per magia l’indomani ci si sveglia mentre a mezzo metro dai finestrini famiglie con figli piccoli scorrazzano amabilmente. “Abbiamo parcheggiato dalla parte sbagliata” dice Logan. È verissimo, ma JF è ancora intontito e ci vorrebbe proprio un bel caffé, adesso. Purtroppo, quello resta un miraggio, ma c’è una scritta: doccia a gettone. Nel giro di qualche secondo i due escono e rientrano facendosi largo fra gente impegnata con caffé, giornale e croissant: loro invece hanno le ciabatte di gomma ai piedi, l’asciugamano in spalla e lo shampoo in mano. L’esperienza è quasi mistica. Logan, per festeggiare l’ennesimo successo alla faccia delle avversità del Road Trip, ringrazia da par suo gesùbambino di fronte allo specchio del bagno. A pranzo la tappa prestabilita è Calais, poi si potrà sconfinare allegramente in Belgio. Calais (nella regione Nord-Pas de Calais) è luogo di navi e di gabbiani, e pure di un take-away cinese dai prezzi scoppiettanti che tanto farà godere il duo delle meraviglie. Tanto per gradire, JF – reduce dai disastri intestinali della sera precedente – si fa fuori un paio di birre giapponesi. Un pensiero malizioso attraversa la mente di Logan e JF, già a dir poco eccitati: e un salto a Dover, a verificare la condizione birretta della perfida Albione? La cosa alletta e non poco. La tizia cinese fornisce gentilmente tutte le informazioni del caso (più una mappa della città), mentre Logan è alla seconda manche di qualsiasi tipo di pietanza. Tuttavia, si perderebbe il resto della giornata tra l’andare ed il tornare e si ha ormai voglia di visitare la fottuta Bruges. Il tempo di sfruttare a scrocco il wireless di un bar e via col destriero e con Pompina verso il confine. Sopravviveranno i nostri eroi all’impatto con la civiltà fiamminga? [scopritelo nella prossima puntata]

1 commento:

  1. Altro che suopereroi! la serata a Mont Saint Michel sembra tanto quella di due piccioncini...
    complimenti! non è mai troppo tardi per le nuove romantiche esperienze.

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