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giovedì 21 gennaio 2010

Road Trip - Parte Sesta (The End)


[riassunto delle puntate precedenti]
Come da copione, il transito dalla Francia al Belgio è appannaggio di JF, mentre lì accanto Logan dorme il sonno dei giusti. Nel giro di poco tempo si giunge alla fantomatica Bruges, che ovviamente accoglie i nostri eroi con un bell’acquazzone degno di una delle grandi classiche ciclistiche tipiche della zona. Signor parcheggio nel centro stile Fratelli Grimm e via alla conquista dell’universo. Oltre ad acqua, aria, terra e fuoco altri due elementi sono fondamentali nella strepitosa cittadina fiamminga: la birra e il cioccolato. La tappa al Café des Artistes serve per decretare la superiorità del Mokador in fatto di cioccolate (in Belgio in pratica è una bevanda), mentre finalmente la smette di scenderne il cielo. La tappa all’ostello Bauhaus – che avrebbe dovuto ospitare Logan e JF la notte precedente, se non avessero deciso di tergiversare a Mont Saint Michel – rappresenta invece il gradito appuntamento con i birroni belgi, dato che al piano terra c’è il pub. E che pub. I due fanno un estremo tentativo per trovare un tetto per la notte, ma durante l’estenuante ricerca – voilà – altro diluvio. Si finisce per dormire in auto in una località alle porte di Bruges chiamata Oostkamp (imperdibile eh), con Logan zuppo d’acqua che lascia le scarpe tutta la notte sotto l’auto. L’indomani il bagnino più famoso d’Europa pensa bene di acquistare un cazzo di impermeabilino giallo (ce lo hanno tutti eccetto i cavalli) e manco a dirlo non farà neppure una goccia di pioggia. Favolosa sosta wireless in uno splendido bar dove – incredibilmente – fanno un caffé fantastico (JF lo comunica anche al proprietario, inorgoglito) e dove c’è un cesso che sfiora il concetto di bellezza in senso assoluto. Poco dopo c’è la possibilità di un tour al museo della birra (cazzu no!) e di farsi il giro di Bruges in battello lungo i canali: esistono cose peggiori nella vita. Tuttavia, l’Olanda è lì che attende, in particolare Delft. Pranzo luculliano a base di pane e formaggio sul cofano della vettura di fianco ad una specie di zoo/base militare (inutile aggiungere altro: ci sono pure i cerbiatti sul ciglio della strada) e via come il vento.
Previsto scambio di guidatori un minuto prima del confine con i Paesi Bassi. JF dà un’occhiata alla fedelissima Pompina e benvenuti fra i tulipani. Non c’è però il tempo di fare proprio un cazzo di niente: dopo qualche chilometro di russate di Logan accade l’imponderabile. Tamponamento a catena in corsia di sorpasso mentre Logan conta le pecore, botte allucinanti a vetture, cose e persone e spia rossa di emergenza. Il Road Trip è ad un bivio. La vettura è morta (mentre Pompina vive e lotta ancora con noi). Momenti di caos e di buchi del culo leggermente stretti. Nel giro di dieci minuti dieci arrivano ambulanze, sbirri & co. La professionalità non è in discussione. Nel giro di altri dieci minuti la strada è sgombra e il traffico riprende regolarmente. JF e Logan vengono allora trasportati presso l’equivalente di Caniga insieme al rottame dell’auto, dove gli indigeni sorridono cortesemente ma parlano solo fiammingo. Panico più totale. Per fortuna c’è M., amico di vecchia data di un indomito Logan, che giunge su un tappeto volante direttamente da Rotterdam e conduce i due supereroi nella sua magione (mica male) in mezzo ai mulini a vento della modernissima città olandese. Il kebab notturno non elimina il buco nello stogamo, ma la presenza di M. è perlomeno rassicurante.
Rotterdam è piuttosto bella però, dato che non si è vista Delft e che si è deciso di proseguire a oltranza nonostante gesùbambino incazzato come una biscia, il pomeriggio seguente il treno porta JF e Logan in quel di Amsterdam, già in origine tappa nell’estremo nord del Road Trip. È evidente come andrà a finire: coca cola e cannucce (e non solo) in uno dei milioni di coffee shop. Dopo l’iniziale scetticismo i due ciondoleranno come pere lungo le magnifiche vie della città, ululando come coyotes di fronte ai tizi che puliscono la strada o alla polizia olandese che giunge in bici (!) anche se non c’è motivo di intervenire perché nessuno rompe i coglioni a nessuno. Logan non è neppure in grado di mangiare al ristorante greco (ah, il tavolo accanto è occupato da due coppie di sessantenni sardi), il che la dice lunga. Ogni due minuti bisogna ricordarsi la strada per la stazione, altrimenti c’è il rischio di non sapere più neanche il proprio nome. In nottata si torna a Rotterdam, incolumi. Logan (ben coadiuvato da qualcun altro che anticipa il dinero) riesce ad organizzare il viaggio di rientro in Italy, ma a prezzo di decine di inquietanti telefonate con assicurazioni, cazzi e mazzi. Tempo di salutare il gentilissimo M., tempo di Germania, tempo di Dusseldorf.
Nella città lungo il Reno ci si incontra con A., S. e J.. Quest’ultimo conduce l’allegra brigata attraverso litri di birra e chili di carne e di patate. Logan piano piano riprende colore, la gente per strada fa il resto (sarebbe ferragosto). Dusseldorf nell’Alt Stadt (cioè pub+pub+pub+n pub) è come la Sagra della Pecora ma con migliaia di persone, di cui molte potrebbero essere i tuoi nonni, ormai a una mina e con il bicchiere (pieno) in mano impegnati a cantare roba assolutamente impronunciabile. La cosa che lascia di stucco è che nonostante tutto l’alcool deambulante, non c’è il minimo accenno di rissa – aspetto da non sottovalutare alla Sagra della Pecora, probabilmente. Superba ascesa sulla torre sopra il fiume e piacevolissimo assaggio della città. Meno piacevole l’assaggio dell’apfelschorle (una bibita a base di mela che non soddisfa i due reduci dalla disavventura olandese). L’indomani al manzano, prima di partire per Trier, c’è una colazione leggendaria in pasticceria di lusso (grazie a J.), dove campeggiano le foto di clienti celebri (tipo Gorbaciov o il Papa) e dove tutti possono sbranare fette di torta cinque stelle con cappuccino tutt’altro che malaccio.
A Trier fa un caldo boia fino a sera.
JF e Logan danno uno sguardo rapido al centro, poi optano per un mondiale a PES nella loro bella pseudo-mansarda dell’ostello. Purtroppo a gesùbambino non è ancora passata e la magica Argentina perde in finale, in mezzo alle bestemmie più elaborate. A cena ancora J. fa gli onori di casa e introduce la comitiva ai gaudenti misteri di un luogo ameno, dove si mangia in modo paradisiaco e soprattutto si mangia come maiali. Per la cronaca: il tutto non viene accompagnato da acqua. E neppure da vino. Ma la malinconia ormai la fa da padrone: è l’ultima serata di Road Trip. Porca la miseria, porco tutto il resto.
Bisogna – la mattina dopo, of course – arrivare a Frankfurt-Hahn, ovvero l’aeroporto. Sembra la fine di un’odissea. Manco per sogno. Si è sopra di almeno 20 kg di bagaglio. Logan getta di tutto nei cestini dell’aeroporto, poi indossa (con oltre 30°) dodici camicie e ventiquattro magliette. È fatta. Anzi, no. C’è la chiterra. I crucchi sono crucchi e la chiterra non si imbarca. ‘azz, pensano i due. Anche perché non si può nemmeno abbandonare lì. Tutti i passeggeri sono già pusaddi, con Logan e JF a discutere in inglese con i tizi dei controlli e con la paura fottuta che ormai sia solo l’inizio delle Piaghe d’Egitto. Il miracolo avviene, alla fine. JF insiste nel mangiare il cervello alla tipa che nega il passaggio a uomini e strumento e impietosisce un altro controllore lì accanto, uno pieno di tatuaggi e con l’occhietto sveglio. È chiaramente lui il cavallo vincente. JF lo sa e batte il ferro finché è caldo, raccontando dell’incidente e inventando anche qualche balla per rendere il tutto più efficace. “La prossima volta niente chitarra, però”, dice la tizia impassibile. “Fottiti, stronza” dicono Logan e JF mentre corrono a perdifiato verso la scaletta. Il motore è accesso. Si torna a casa.
La Tana del Grillo, Logan Fowler e JF Sebastian ringraziano tutti i lettori per aver partecipato emotivamente (e non solo) al Road Trip. Aggiungiamo inoltre che nessun animale è stato maltrattato durante la stesura di questi post.

mercoledì 18 novembre 2009

Road Trip - Parte Quinta

[riassunto delle puntate precedenti]
Altrochè se si arriva al Mont Saint Michel. Certo, la strada è lunga e impervia. Bisogna attraversare una miriade di deliziosi paesetti della Normandia, dove si sta coi nasi all’insù ad osservare campanili. Poi bisogna fare una doverosa pausa-pranzo (luculliano) letteralmente in mezzo alle enormi mucche vichinghe. Infine, arrivando dall’alto, lo si vede, che emerge dalle acque: peccato che ci vogliano ancora più di venti chilometri. La salivazione, tuttavia, aumenta, le urla di giubilo anche. Trattenendo il respiro Logan e JF parcheggiano fra i camper con il dubbio di ritrovare l’auto travolta dai flutti e si inoltrano in avanscoperta, circondati da migliaia di turisti – fra i quali ce ne sono molti dall’immancabile ed altrettanto inconfondibile basso timbro italico. Pur essendo il tutto vagamente sensazionale, l’umanità deambulante con i portafogli in mano e le macchine fotografiche a tracolla diviene presto insopportabile. Con i cabasisi al contrario i nostri eroi si interrogano sulla situèscion e decidono di levarsi le scarpe in segno di rispetto per un breve tour a piedi scalzi nella baia, dato che – a quanto sostiene l’immancabile tizia italiana all’ingresso informazioni, probabilmente lumbàrd – la marea non si alzerà prima della tarda serata. Sembra perfetto. Il breve tour a piedi durerà ovviamente l’intero après-midi, poiché è qualcosa di assolutamente indescrivibile, mentre l’abbazia si allontana sempre di più, circondata dalle acque, dalla gente che va a cavallo, da un’isoletta di fronte, dal silenzio, dagli uccelli. Il momento catartico è interrotto dal passaggio della guida turistica (un giovane français che cerca di parlarci in inglese, usa un bastone ed ha in testa un cappello da Uomo-Del-Monte) che conduce un gruppo di disgraziati a spasso per la baia. Il tale avverte (con annessa traduzione in italiano dell’immancabile ragazza italiana in vacanza) che forse è il caso di tornare indietro perché sta per salire la marea e poi sono cazzi vostri. “Mì chi semmu di Sassari” è l’esauriente risposta. Quello, non avendo capito una mazza, annuisce. Oltretutto, c’è ancora gente che si è spinta molto più oltre, fino ai pressi dell’isola, dunque perché venire a scassare la minchia? Come da copione, non molto tempo dopo lo scarno dialogo e le susseguenti risate, la marea sale improvvisamente fino alle cosce. I due inviati de La Tana capiscono che è meglio lasciar perdere l’orgoglio e si mettono in salvo a stento, urlanti e bestemmianti, i borselli e le scarpe sulla testa, mentre la corrente sta per trascinarli via, forse fino all’Inghilterra. Ci sono addirittura le sabbie mobili, roba da matti. Alle loro spalle, qualcuno è rimasto indietro e chiede aiuto. Inutile dire che si tratta di italiani.
Le pratiche di asciugamento vengono effettuate sulle rocce antistanti il retro della rocca, muniti di sigaro. S’è fatta una certa ora, e la fame apre la pittorra con prepotenza. Si torna su. Stavolta i turisti sono notevolmente diminuiti, l’atmosfera è vivibile e cordiale. La cena si sviluppa attorno al magico trittico crêpes-leffe-ostriche, si paga con lo stogamo pieno e si va a visitare tutto quel che che c’è – e non è certo poco. La serata in abbazia è indimenticabile: ogni sala è illuminata a dovere, il luogo è clamoroso e ci sono pure i musicisti che suonano. JF e Logan, storditi da cotanta bellezza, si sparano ogni singolo anfratto fino a quello più in alto (dove c’è una tizia meravigliosa che suona meravigliosamente l’arpa) quando ormai fuori è già buio e dunque l’ostello di Bruges, prenotato per la sera stessa, in culo. Chi se ne strafotte, pensano i due, perché la vista sulla baia (con la marea che ha riempito tutto il riempibile), il gioco di luci e la musica fanno male al cuore. Estasiati, i due supereroi ne approfittano per rimettersi in marcia, solo dopo aver adeguatamente ringraziato gesùbambino. JF lo ringrazierà anche qualche minuto più tardi, in auto e con la portiera destra spalancata, mentre restituisce le leffe, le ostriche e anche l’insalata del pranzo a madre natura. Logan torna così solitario al volante, con accanto un JF agonizzante. Alcune ore dopo si giunge nientepopodimeno che a Rouen, dove c’è una delle cattedrali gotiche più famose d’Europa e – last but not least – la Senna, perdio. In punta di manzano chizzo (4 am, signori) JF riprende i sensi grazie al pain au chocolat d’ordinanza e alla bellezza della città, totalmente deserta se si esclude un poveraccio che dorme lì accanto sotto dei cartoni. È troppo per JF, che stramazza nuovamente nell’auto. Logan prosegue attraverso luoghi affascinanti e oscuri, eh sì, perché la nebbia non fa vedere nulla a distanza di venti metri. Si è veramente in culo ai lupi. Superate Bassa e Alta Normandia, ormai la nuova regione che ospita la Via Carmelo da viaggio è la Piccardia. Consapevoli delle congiunture geografiche, si va a dormire nel parcheggio di un pseudo autogrill. Come per magia l’indomani ci si sveglia mentre a mezzo metro dai finestrini famiglie con figli piccoli scorrazzano amabilmente. “Abbiamo parcheggiato dalla parte sbagliata” dice Logan. È verissimo, ma JF è ancora intontito e ci vorrebbe proprio un bel caffé, adesso. Purtroppo, quello resta un miraggio, ma c’è una scritta: doccia a gettone. Nel giro di qualche secondo i due escono e rientrano facendosi largo fra gente impegnata con caffé, giornale e croissant: loro invece hanno le ciabatte di gomma ai piedi, l’asciugamano in spalla e lo shampoo in mano. L’esperienza è quasi mistica. Logan, per festeggiare l’ennesimo successo alla faccia delle avversità del Road Trip, ringrazia da par suo gesùbambino di fronte allo specchio del bagno. A pranzo la tappa prestabilita è Calais, poi si potrà sconfinare allegramente in Belgio. Calais (nella regione Nord-Pas de Calais) è luogo di navi e di gabbiani, e pure di un take-away cinese dai prezzi scoppiettanti che tanto farà godere il duo delle meraviglie. Tanto per gradire, JF – reduce dai disastri intestinali della sera precedente – si fa fuori un paio di birre giapponesi. Un pensiero malizioso attraversa la mente di Logan e JF, già a dir poco eccitati: e un salto a Dover, a verificare la condizione birretta della perfida Albione? La cosa alletta e non poco. La tizia cinese fornisce gentilmente tutte le informazioni del caso (più una mappa della città), mentre Logan è alla seconda manche di qualsiasi tipo di pietanza. Tuttavia, si perderebbe il resto della giornata tra l’andare ed il tornare e si ha ormai voglia di visitare la fottuta Bruges. Il tempo di sfruttare a scrocco il wireless di un bar e via col destriero e con Pompina verso il confine. Sopravviveranno i nostri eroi all’impatto con la civiltà fiamminga? [scopritelo nella prossima puntata]

giovedì 29 ottobre 2009

Road Trip - Parte Quarta

[riassunto delle puntate precedenti]
Appena messo piede a Carcassonne, non ci vuol molto a capire che esistono due realtà ben distinte: una moderna e abbastanza anonima nella parte bassa, l’altra (la Cité) su una rocca racchiusa da fortificazioni medioevali, con gente che ci entra dentro in Lamborghini. Una pacchia per i giapponesi e la loro esuberante tecnologia. Non ci vuol molto nemmeno a capire che si dormirà in macchina, signori. JF e Logan – dopo aver a lungo girovagato a caccia di un letto – cercano parcheggio a gratis nelle vicinanze della Cité e convengono che accanto ad un enorme vigneto sia cosa buona e giusta. Per confermare la loro prima impressione e marcare il territorio pisciano nel vigneto. Poi, come nelle migliori tradizioni del galateo, si passa direttamente alla cena, che ha luogo sopra il cofano e che – come molte altre volte nel corso del Road Trip – sarà pane e formaggio oppure solo pane. In quel mentre giunge minacciosa un’auto nera e una tizia dall’aria alquanto incazzosa abbassa il finestrino e (pur essendosi persa di poco la dissacratoria pisciata) abbaia contro i nostri eroi in inglese (!) anche se è chiaramente francese. Dice che lei abita lì vicino (embé?) e non vuole che le si rompano i cabasisi con tutte ‘ste macchine fra i piedi. JF e Logan mormorano qualcosa (non in inglese) e cominciano a pensare che liberté égalité fraternité un par di balle. Meno male che la Cité è clamorosa, almeno quanto due bicchieri di rosso che riportano sempre tutto in the mood e una gelataia semplicemente da urlo. Logan promette ad un turbato JF che l’indomani saranno proprio lì. Così sarà, infatti, ma soltanto dopo aver inaugurato la voiture by night in mezzo ai camper (con JF che utilizza Pompina per svegliarsi senza sole in faccia) e aver profanato – muniti di zainetto – un paio di cessi dei simpatici baristi di Carcassonne. Belli freschi si punta dritti verso la gelateria e ovviamente c’è un tizio pieno di orecchini e coi baffi a manubrio al posto dello splendore della notte prima. Un altro giretto, un paio di sospiri ed è ora di scoprire la tanto decantata (da JF) Tolosa, località alla quale Logan si riferirà per tutta la durata del viaggio chiamandola “Tolone”. Attraversati territori assolati e fantastici, con girasoli da una parte e vigneti dall’altra, i due inviati de La Tana entrano trionfanti nella regione dei Midi-Pyrénées, affamati come coguari sulle sponde della Garonna. Che è un fiume coi controcosi, se non lo avete mai visto. Tolosa, come previsto, conquista subito. Il centro storico è spettacolare ed è quasi tutto rosa, il ristorante indiano dove Logan sbrana due polli vivi è leggermente meno rosa ma l’efficacia più o meno è la stessa. Per riprendersi dal primo pasto degno di questo nome consumato dopo secoli di buchi nella cintola è inevitabile un simil-caffè e una sana dormita sul prato antistante la meravigliosa cattedrale, in mezzo ai passanti. Rinvigorito, Logan straccia a morsi una multa per divieto di sosta, poi viene impostata una pantagruelica cena a base di pane e formaggio, interrotta da una risata isterica che durerà all’incirca mezz’ora. Si è già stabilito di anticipare la partenza alla notte stessa, alla volta dell’Oceano Atlantico perché – e che cazzo, signori – ti fai il Road Trip e non ti bagni il culo nell’Oceano? Eh no. Prima però, essendo un sabato sera ed avendo voglia di birretta, c’è tempo per indagare i misteri del calcio transalpino in un pub irlandese che trasmette la prima giornata del campionato. JF sa che il Tolosa indossa la maglia viola ed è subito amore, in attesa di festeggiare un goal con decine di supporters ridotti a una mina sul bancone. Invece una mazza. Il Tolosa è affettato fuori casa da non si sa bene chi, mentre i presenti tifano sottovoce e con irritante educazione per l’Olympique Marsiglia. Al novantesimo, Logan riprende la macchina parcheggiata come da copione a qualche metro di distanza: un salto a visitare un’altra bella chiesetta illuminata a giorno e vai verso l’Oceano. Nel giro di un’oretta comincia a scenderne l’aria. Ci si ferma a dormire nei pressi di una stazione di servizio senza avere la minima idea di dove ci si trovi, mentre infuria un temporale pazzesco. La temperatura è poco sopra i 10° e il sonno è allietato dalle gocce grandi come noccioline sul tettuccio. L’indomani è ancora pioggia a catinelle. un rapido summit fra JF e Logan decreta ufficialmente che il bagno nell’Atlantico non s’ha da fare. Poche storie, dritti a Poitiers dove JF ha elemosinato un appartamento (tutto per loro) dall’amica F., in quei giorni a Berlino. Con il cuore colmo della speranza di poter dormire su un letto e di poter mangiare un piatto di pasta ci si fa tutta una tirata senza scalo a Bordeaux, dove si intravede una Garonna (o Gironda, se preferite) ancor più simpatica. A Poitiers si arriva all’ora di pranzo, previo avviso via sms a G., sconosciuta indigena amica di F., in possesso delle agognate chiavi di casa, che farà ricredere i nostri eroi a proposito della notoria antipatia dei cugini d’oltralpe. JF e Logan staccano finalmente la spina, si fanno la doccia, un aglio&olio e non mettono piede fuori di casa per un giorno e mezzo. G. (che parla italiano) viene invitata a cena la sera stessa, nella quale vengono disinnescate varie bottiglie di rosso e la serata scorre piacevolmente, nonostante la stanchezza che incombe. Andazzo simile pure l’indomani, quando si è convinti di lasciare Poitiers in serata per raggiungere il Mont Saint Michel, non proprio dietro l’angolo. In realtà Poitiers è molto bella e merita più di un semplice sguardo fugace. La serata termina con ovvio pit-stop in bar ristorante, dove si riconsegnano le chiavi a G., la quale è lieta di far assaggiare varie prelibatezze ai due vagabondi, accompagnate non esattamente da acqua smeraldina. Logan e JF insistono che a pagare devono essere gli ospiti – cazz – anche perché il conto sarà senza dubbio salato, dopo birre, vini, sciroppi, torte e foie gras. Tuttavia i nostri eroi scelgono il momento buono per giocarsi l’asso nella manica: JF intasca gli scontrini e al momento del pagamento toglie fuori la tessera non paghemmu un cazzu. Risultato: solo l’ultimo giro e il gestore che domanda gentilmente “andava bene?”. “Benissimo” risponde JF. L’uscita dal bar è un tripudio nella più bieca tradizione vacanziera italiota, con JF e Logan che si danno il cinque in salto ed esultano come al goal di Grosso, lungo marciapiedi vuoti ignari del misfatto. Il budget è quello che è, dunque il moralismo viene temporaneamente abbandonato. In ogni caso niente Mont Saint Michel ormai: è tardi e c’è troppo alcool in corpo. Le chiavi tornano ai due, che l’indomani si ricongedano da G., dopo abbondante colazione française. Via verso la Manica e boh. Mai dire gatto se non ce l’hai nel sacco, però: il carburante è finito. Per fortuna mancano pochi metri al distributore, perciò scendi JF, spingi. Le braccia erculee del fondatore de La Tana conducono l’auto in salvo, ma serve la tessera – quella vera stavolta. Due o tre tizi rifiutano di prestarla dietro compenso, il che favorisce un’opinione nuovamente non troppo positiva sui francesi. Alla fine una simpatica cicciona si dimostra l’unica persona gentile del lotto (“mica vi lascio qui a piedi” dice a JF, che ripete “merci beaucoup” almeno trenta volte) e si può ovviare all’inconveniente. Si potrà così giungere all’agognato Mont Saint Michel?
[scopritelo nella prossima puntata]

lunedì 5 ottobre 2009

Road Trip - Parte Terza

[riassunto delle puntate precedenti]
La destinazione (casuale, ovviamente) è il rinomatissimo camping La Rivière, in una pseudo tanca di ferula alle porte di una tanca di ferula alle porte di Marsiglia. Lo gestisce un tizio che è un incrocio fra Mark Knopfler e Jigen, e che dopo lunghe trattative ci indirizza a gesti in uno spiazzo vuoto in cima ad una specie di rupe, ben distante dalle altre tende civili, a prezzo di favore. Fra le 19 e le 20 parte il consueto festival di bestemmie, scaturito dalle difficoltà nel reperire adattatori di prese italiane. Nascerà, da qui in poi, un altro grande amore: quello con i vari Géant Casino sparsi in tutta la Francia, a partire proprio da quello di Septemes Les Vallons, dove – manco a dirlo – non si trova una mazza che una che risponda alle nostre esigenze. Si torna dunque all’elegantissima residenza e si termina la serata stremati, con la voglia di farci giusto un panino e forse una birra e di andare a nanna presto. In effetti, se aggiungete una porzione di frites – preparata nel bar del campeggio dalle condizioni igieniche opinabili – e almeno sei o sette bottiglie di birra, il progetto viene ampiamente rispettato. Inoltre si viene a sapere con entusiasmo che la location destinata al sonno notturno è talmente a prezzo di favore che non solo c’è la silenziosissima autostrada a venti metri ma i sassi possiedono la bella abitudine di fare rapidamente amicizia con le nostre schiene. Ergo: non si riesce a dormire una minchia e se non ci riesce neanche Logan (che sotto di sé ha in realtà una specie di K2 in miniatura ad allietarlo) allora buona camicia a tutti.
Eroici, a dispetto delle avversità, l’indomani mattina è un pronti via verso Avignone, attraverso una miriade di paesotti provenzali che conquistano subito e che vengono paragonati subito a qualunque paese dell’hinterland turritano, giusto per avere delle certezze immediate. I più gettonati: Olmedo (per quelli che sono davvero uno sputo), Sorso o Alghero (gli intermedi, per così dire) e – last but not least – la Ziddai (per le metropoli). Avignone comunque è una favola e viene tutta assaggiata in giornata nonostante i buoni 30°, intervallati da una sosta rifocillante in ristorante vietnamita che (è deciso eh) sarà l’unica trasgressione fino a chissà quando. Dopo Palazzo dei Papi, Ponte, giri vari e aver guadato il Rodano in battello (al grido di battaglia di “Salpa Sassari!”, con gli altri passeggeri allibiti) si fa sera, ma di tornare in quel cesso di campeggio non se ne parla neppure. Al massimo si opta per la ricerca di un materassino che almeno ammortizzi i sassi posizionati sotto il culo. Ci si reca perciò in due o tre Géant Casino, invano. Inutile dirvi a che ora accade il tutto e come viene accolta la disavventura da parte di Logan e JF. Incazzati e stanchi i due si gettano nelle braccia di Marsiglia, con nelle orecchie strane storie sul vecchio malfamatissimo porto. Si giunge in città, proprio nel porto vecchio – che è il cuore pulsante del centro, a quanto pare – e c’è una quantità di gente impressionante. La zona malfamatissima è piena chiaramente di ristoranti di lusso, locali, pub e gente che ha il portafogli a fisarmonica. Logan non si smentisce e sfidando le leggi della fisica e il calcolo delle probabilità parcheggia senza perdere troppo tempo nella zona più centrale del porto. La città è bellissima, ma è stato stabilito che dopo il vietnamita il budget avrà la priorità su tutto, quindi zero cazzate. Conseguenza di ciò è una lieta sosta in piazzetta a discutere amabilmente in compagnia di cozze e gamberoni, seguita da pinta al pub irlandese e alla vista dall’alto di Notre Dame de La Garde, che è un po’ come se il Duomo di Sassari fosse a Osilo. Ci si addormenta poco dopo come sassi. Sui sassi.
L’indomani è tempo di fare ciao ciao con la manina al camping. Grazie ad un abile lavoro di coltello su presa made in italy già esistente ci si può connettere finalmente al web, durante la colazione. Si abbandonano La Rivière e Mark Knopfler e si prosegue verso ovest, previa tappa al Géant Casino di Arles per acquisto di cibo. Pranzo al sacco in Camargue, che ha come guest stars due bottiglie di Bordeaux e delle libellule multicolore grosse come tappi di sughero. Il caldo è asfissiante. Logan guida rigorosamente a pittorra, come se stesse tornando dalla Rotonda la domenica pomeriggio. In teoria la prossima tappa sarebbe Carcassonne, ma la strada è apparentemente infinita perciò – nei pressi di Montpellier – si fa una doverosa fermata ai box in un autogrill. Mentre si discute di quanto lungo sia il percorso, viene avvistato un pullman di quelli da viaggi organizzati, anche lui in pausa, che reca il cartello Sofia-Madrid-Sofia. JF e Logan si scambiano una rapida occhiata, sgranando gli occhi. Sì, sono proprio bulgari. Il tardo pomeriggio regala una brezza fresca che riporta i nostri eroi in vita. Ad un certo punto viene avvistata una costruzione gigantesca che si staglia in mezzo al niente, visibile da almeno 20 km di distanza: è Narbonne, e quella – verrà scoperto in seguito – è la magnifica cattedrale. Why not?, pensano i due. Pausa birretta con annesso concertino jazz in piazza e rapido sguardo alla cittadina. Che merita, come tutta la regione Linguadoca-Rossiglione (non manca molto alla Spagna, per intenderci). Da un lato vigneti, dall’altro girasoli. Vigneti anche dentro le piazzole all’interno delle rotonde. Ammazza. Il pensiero ai vini francesi rende il tragitto meno pesante e Carcassonne ormai non è più un miraggio. Tuttavia non si ha la più pallida idea di dove si andrà a dormire. Eureka! C’è una pensioncina-ristorante lungo la strada. JF e Logan chiedono lumi, facendosi pure due conti in tasca. Partono le trattative, ma non si capisce se c’è posto o meno, perché la ragazzina che riceve alla porta ogni volta entra dentro a chiedere spiegazioni a i veri gestori della faccenda. Finisce che si entra per saperne di più mentre è pieno di gente seduta su panche di legno che mangia tipo uno stufato. Una vecchia stronza, simpatica quanto i sassi del campeggio, parla con la ragazzina, che le spiega: “Ils sont italiens… Particuliers…” non sapendo che JF capisce lu franzesu. Poi la vecchia continua, trattando i due inviati de La Tana come due emigrati col fagotto in spalla da fine ottocento. L’oltraggio alla patria è tale che JF si incazza, mandando praticamente affanculo vecchia e ragazzina e portando il deretano in fretta e furia sopra il sedile dell’auto. Basta: si troverà un posto per dormire a Carcassonne. Ne siamo proprio sicuri?
[scopritelo nella prossima puntata]

martedì 22 settembre 2009

Road Trip - Parte Seconda

[riassunto delle puntate precedenti] “Sì, JF, siamo proprio in Francia.” Sono le prime parole all’estero di Logan Fowler, che ha attraversato la Liguria perlopiù sonnecchiando. Il tempo di beccarsi sul muso i primi vagiti di Costa Azzurra e Logan opta per il cambio di guardia al volante. Montecarlo, baby. E non è mica male. Vai con il tracciato del gipì. Vai con la curva (non del tabaccaio, l’altra: com’è che si chiama). Vai con il tunnel. Dopo varie urla è necessaria una sosta rifocillante al porto dove persone serie (ma serie… diosanto) vendono crepes e gelati e. I nostri eroi, fra parchi giochi, auto non piccole di gente coi dollari e barche gigantesche di gente con molti dollari, si gettano nelle sacrosante braccia di birra and patatine, esausti. C’è modo di osservare dalla dovuta distanza il casinò (con Logan che ci fa un pensierino) e di fare un giro in un bel parco sovrastante il porto. Purtroppo però si è fatta ora di trasferire il deretano da qualche altra parte. A urla, come sempre.
Il piano-partita è recarsi a Nizza e indovinare il campeggio troppo yeah dove trascorrere la notte e, si spera, superarla indenni. A Nizza si va, perdio. E dato che c’è un’enorme spiaggia proprio lungo la promenade des anglais (cioè in città, cioè davvero davanti alle case), si prendono armi e bagagli e ci si piazza sotto al solleone transalpino. La spiaggia, però, è incommentabile. Anche perché spiaggia un par di balle: sono sassi. L’acqua non è degna neanche di quella nobile della Rotonda, dunque JF si stende al sole, a bestemmie. Si risveglia più tardi, pronto a conquistare l’intera Provenza e a distruggere le armate verdi, mentre persino gli indigeni abbandonano il ciotolame, forse perché ti fanno male pure i piedi o perché si cena presto, da queste parti. I due inviati de La Tana capiscono che è ora di muoversi, tanto prevedono di rifarci un salto in nottata. Si va dunque a caccia del campeggio ed è l’inizio della cosiddetta ora di fuoco – ovvero fra le 19 e le 20 – in cui deve sempre accadere un cazzo di imprevisto a scompaginare i progetti turistici. Tuttavia, i fottuti campeggi a Nizza non ci sono. Non esistono proprio. Eppure si va perfino in culo ai lupi pur di trovarne uno. Si attraversano paesini limitrofi, si domandano indicazioni. Ci si fida di Pompina, il nostro navigatore satellitare, e si finisce, ovviamente, in casino. Passano i minuti. Fiumi. Stazioni di autobus. Uffici del turismo chiusi. Stazioni di servizio. Campagna. Nel giro di qualche altro minuto è buio. JF e Logan sanno che l’auto potrebbe fare l’esordio come camera da letto. Poi, quando nessuno ci sperava più, l’epifania: il cartello “camping Magali”. Si segue il cazzo di cartello, completamente a urla e intenti già a darsi pacche sulle spalle, convinti di essere dei veri lupetti. Si festeggia nonostante non si capisca più dove si stia andando a finire e se si tratti ancora della Francia. Sì che lo è, dice Pompina. Ma non basta ad evitare di scatenare una tormenta di bestemmie. Verso le dieci di sera, affamati e stanchi e con gesùbambino sufficientemente incazzato, voila il camping Magali. Che non è una reggia, ma almeno c’è la possibilità di balzare giù dal destriero e spararsi pane e formaggio sul cofano e di sbirrettare con sigaro nella verandina. Poi, nella tenda montata con savoir faire assai ténnico, c’è anche il tempo di un proevoluscion notturno mentre il resto del mondo conta già le pecore. JF e Logan dormono quasi una minchia ma l’indomani mattina è il momento dei signori. Si aggiorna il blog della Via Carmelo che gira l’Europa, si fa colazione con i meravigliosi saccottini di Auchan, si beve una poltiglia calda e scura chiamata caffé espresso, si chatta, ci si fa un tuffo in piscina, dove Logan – come nella migliore tradizione – smarrisce il preziosissimo telo da spiaggia. Non è il caso di drammatizzare, però, tantomeno di fare i sentimentali con il telo. Direzione: Marsiglia – o almeno lì nei pressi, dai.
Lungo la strada c’è il resto della Costa. Ergo pranzo al sacco a Cannes, con tentazioni marine presto soppiantate dal traffico sulla croisette. C’è pero un notabile buon caffé in extremis mentre la proprietaria della pasticceria rivela che il caffè italiano (cioè quello lì!) le fa venire il mal di testa. “L’ho bevuto una volta, a Ventimiglia… Mai più!”. JF e Logan vomitano bestemmie a bocca chiusa. Ecco Saint-Raphael/Frejus, dopo innumerevoli giri a vuoto con annessi insulti a Pompina. Logan acquista un nuovo telo da spiaggia che – manco a dirlo – non verrà mai usato in spiaggia. E sì, perché il mare a Saint Raphael non è male, ma nemmeno memorabile e lo spazio fra una persona e l’altra è meno che fra il mio water e il mio bidet. Inutile perdere ulteriore tempo, visto che il tramonto si avvicina e perciò anche l’ora di fuoco fra le 19 e le 20. E’ deciso: si va verso Marsiglia e boh. Ma dove, esattamente? [scopritelo nella prossima puntata]

mercoledì 9 settembre 2009

Road Trip - Parte Prima

Carissimi lettori. Dopo un mesetto circa, di fronte alle stizzite pressioni degli utenti più affezionati, La Tana del Grillo ha deciso di pubblicare un resoconto integrale delle res gestae di JF Sebastian e Logan Fowler a cavallo dei sette mari. Diviso per puntate. Facilmente rintracciabile all'interno del blog che ha reso Via Carmelo la capitale dell'Europa Centro-Meridionale. Per questioni di privacy, i nomi sono riassunti dalla sola iniziale. Prima puntata. Buon divertimento.

Il ritardo è pressoché inevitabile. Logan fa le prove generali addormentandosi al volante nella fila per imbarcarsi, con gli occhiali da sole. JF ha sonno e bestemmia. Alla fine si parte, direzione Genova. Si levano i piedi dal cruscotto, vengono raddrizzati i sedili. Il retro della swift è colmo di bagagli, merendine di Auchan, un canestro da tavolo, tappetini vari. Si consultano le cartine stampate da google maps. I posti a sedere sono nel settore “Michelangelo”. Cazz, pensano JF e Logan, senza settore. Parte anche la caccia ad una presa di corrente. I nostri eroi si spostano da un’altra parte e da lì non si muoveranno per almeno sei ore. Il tempo di un paio di campionati del mondo. A proevoluscionsoccher, of course. L’Argentina è forte, e fa parecchia strada mentre c’è gente che mangia tramezzini o ascolta tunz tunz o che dorme o che semplicemente si fa gli affaracci propri. Ci pensano JF e Logan a vivacizzare la scena, alzandosi di scatto per bestemmiare, insultare l’arbitro o festeggiare l’ennesimo colpo di testa di Milito, fra un cetriolo e l’altro. Grandi (non il bar). Purtroppo, nel tardo pomeriggio giunge l’ordine – tramite altoparlante – di sgombrare la sala. La notizia è accolta da una valanga di bestemmie. Si giunge al porto ligure con oltre tre ore di ritardo e le ultime due trascorse ad imprecare. Ad attendere i due invati de La Tana del Grillo c’è un piccolo drappello proveniente dalla Sicilia. A.C. (non Green), G. e A., muniti peraltro della compagnia dei cannoli. Il tempo fa schifo e pioviggina. Contrordine, compagni. Niente più i monti di Sarzana. Si va a Carrara, per il festival della Resistenza. JF azzecca il confine fra Liguria e Toscana. Logan vorrebbe fare un salto a Colonnata. Si arriva a destinazione, parcheggiando ovviamente davanti al teatro comunale. E. ci aspetta bella comoda sulle poltroncine. A Carrara si incontrano volti noti e meno noti. Si canta e si stracanta.Alla mezzanotte si consegna il regalo di compleanno a E. – acquistato dieci minuti prima. Poi i canti cominciano a scassare lievemente i cabasisi e allora spazio alle birrette, starring JF, Logan e il grande compagno G. (accolto dagli applausi mentre scende dall’auto bestemmiando). Logan forza la saracinesca dell’unico bar della zona per tornare trionfante con tre bottiglie. Il vino fa il suo dovere. I pantaloni da viaggiatore sono già belli che tappezzati. Ci si avvicina ad alcuni aborigeni per recitare la parte dei turisti ggiovani e porre l’eterna questione “Ci sono dei locali aperti a quest’ora?”. “Sì” risponde un notevole decoltè, “ci sono il Grizzly e il Fuori Porta”. Per un istante le dieci ore di traghetto non sono mai esistite e neppure la pioggia che ora costringe a ripararsi sotto le tettoie. Purtroppo non c’è la possibilità di approfondire. L’ospitalità carrarese è squisita. Si va a dormire gentilmente fuori dalla cittadina, anche se la voglia di tappa al Grizzly non manca. E infatti Logan è irrequieto e propone di fottersene del fatto che sono le due. A.C ed E. sono bloccati dai padroni di casa. JF, G. e A. (sbadigliante) accettano la proposta. Si torna dunque a Carrara, ma non è un cane in giro e ci si mette il cuore in pace. JF e Logan ancora non sanno che quello sarà il loro unico letto per una settimana. L’indomani doccia fredda e colazione in casa. Focacce, caffé, quarantenni di livello. Bisogna darsi una mossa, però. Saluti a tutti. Forza con questa Francia, anche se si insiste per visitare il resto. “No, grazie” rispondono i due. JF impone una sosta gastronomica a Recco, Logan apprezza. A pancia piena – anche se con la voglia di mangiarsi altre cinque focacce – i nostri eroi ripartono. L’autostrada ligure, vento nei capelli (di Logan), Sweet Child Of Mine. Il confine è vicino. Eccoci. “Ma siamo già in Francia?” [scopritelo nella prossima puntata]

domenica 30 agosto 2009

Tattari Ziddai

Cari amici ed amiche de La Tana del Grillo, si è concluso il doveroso sondaggio intitolato JF Sebastian e Logan Fowler sono tornati. Che ne pensi?. Bella domanda. I nostri eroi sono rientrati sani e salvi, ma qualcuno non ha perso l'occasione di far notare alcune pecche. Una per tutte, i Candelieri. L'aver mancato l'appuntamento con la Festha Manna edizione 2009 rimarrà infatti per sempre una macchia indelebile nelle loro due rispettive carriere, recuperabile soltanto con un rigoroso anno di milinzana e ciogga minudda e con la compassionevole misericordia dei cittadini della Ziddai. C'è poi chi dubita dell'effettiva esistenza del road trip, chi non sa nemmeno di che cosa si stia parlando, chi avrebbe voluto saperne di più. L'anno prossimo - il 14 agosto - tutti i nodi verranno al pettine, signori. Ma ecco come avete risposto più dettagliatamente:

JF Sebastian e Logan Fowler sono tornati. Che ne pensi?
  1. Hanno fatto bene, Sassari è sempre Sassari .................. 5%
  2. Ma non potevano restare dov'erano? ........................... 5%
  3. Imperdonabili! Si sono persi i Candelieri ........ 27%
  4. Balle, non si sono mossi da Via Carmelo ..................... 11%
  5. JF e Logan chi? .......................................................... 11%
  6. W La Tana del Grillo! ................................................... 5%
  7. Ci sono buoni tutti a fare un viaggio del genere ............ 5%
  8. E=mc² ....................................................................... 11%
  9. 15 giorni e neanche una telefonata ............................. 11%
  10. Bastardi! ...................................................................... 5%

sabato 22 agosto 2009

MulHolland Drive

JF Sebastian e Logan Fowler sono rientrati. Avete provato ad indovinare il loro destino. E avete fallito. Eh sì, perché il luogo fatale è stato l'Olanda, più precisamente qua. Una vera tanca di ferula, insomma. Altro che Amsterdam, Marsiglia o i vari casinò (i casinò sì, ma i supermarket, i veri idoli del viaggio). JF e Logan hanno anche pensato di non rientrare mai più, di precipitare sull'isola di Lost, di attraversare la Manica (giuro!) ma poi, alla fine, sono di nuovo qui fra voi. E in effetti la birra non è mancata, affiancata dallo charme dei vini transalpini. Vediamo un po' - comunque - in che modo avete cercato di profetizzare la loro fine:

Quale sarà il destino di JF Sebastian e di Logan Fowler?
  1. Mangeranno cinghiali nel villaggio di Asterix ............. 25%
  2. Sbarcheranno in Normandia ...................................... 20%
  3. Arriveranno fino a Ventimiglia e faranno inversione ... 0%
  4. Perderanno tutto al Casinò .......................................... 0%
  5. Annegheranno nella birra .................................. 29%
  6. Sopravviveranno ......................................................... 4%
  7. Perderanno tutto a Marsiglia ....................................... 0%
  8. Verranno rapiti dai Vietcong ...................................... 12%
  9. Perderanno tutto ad Amsterdam .................................. 8%
  10. Non torneranno mai più ............................................... 0%

mercoledì 19 agosto 2009

Alive & Kicking (ma col culo a tana di grillo)

Per ora vi basti. Ulteriori dettagli prossimamente. Dopo inenarrabili peripezie, torna la Via Carmelo che tutti conosciamo. Dateci qualche altro giorno per riprenderci del tutto. Tante cose.

domenica 9 agosto 2009

... E' Mai Possibile, Oh Porco Di Un Cane...

LA TANA DEL GRILLO LIVE!!! JF Sebastian & Logan Fowler sono ovviamente a Poitiers, e dove sennò? Dopo la Costa Azzurra, la struggente Avignone, la notte marsigliese, il picnic nella Camargue, il caldo tropicale della Linguadoca, Narbonne, la Carcassonne dei gelati e delle crepes (santo dio!), la magnifica Tolosa - nella quale Logan ha scoperto la passione per il cibo indiano - e condizioni igienico-sanitarie discutibili, i nostri eroi sono ancora in piedi e lottano con voi. Con un bicchiere di Bordeaux in mano.
UPDATE!!! Dopo l'aglio und olio sta finendo pure il vino, il tutto mentre Logan imposta una Stairway to Heaven d'alta scuola da far impallidire i più. Statemi bene. Vi faremo sapere.

mercoledì 5 agosto 2009

Very Nice

ESCLUSIVO: JF Sebastian e Logan Fowler a rapporto dalla Costa Azzurra. Siamo vivi e in buona salute. Ora, dopo lo sconfinamento a Carrara, le focacce di Recco, l'aver fatto un bel tratto di un ben noto GP (anche il tunnel, eh) e il bagno a Nizza, vi scriviamo da un camping in un luogo impronunciabile. E adesso ci andiamo a fare il bagno in piscina. Alla faccia vostra.

domenica 2 agosto 2009

Inviati Molto Speciali

Anche La Tana del Grillo va in vacanza, ma non crediate che smetterà di informarvi tramite le pagine di questo fucking blog. Infatti, a partire da domani, JF Sebastian porterà finalmente il suo culo oltre confine in compagnia di un altro inviato speciale de La Tana, ovvero Logan Fowler di Baywatch, che è stato assoldato a colpi di panino al tonno. JF e Logan salutano tutti voi e promettono che, non appena ce ne sarà la possibilità, proveranno a fornire resoconti della loro anabasi europea. La loro meta (che, in qualità di utenti, sarà anche la vostra meta)? Non si sa ancora con precisione. Si narra di Francia e - forse - di Benelux e Germania, ma non fidatevi troppo. Potrebbe trattarsi di un depistaggio. Ad ogni modo sarà in atto una forma di simbiosi con gli utenti, perché We care about you, guys. Vi penseremo, perlomeno. Soprattutto quando ordineremo un'altra bella birra scura in qualche posto del Belgio o ancora più a casino. Statemi bene.

domenica 28 giugno 2009

In(To) The Wild

Dato che è finalmente cominciata la bella stagione, ci si è messi alacremente all'opera per ideare dei progetti su come affrontarla a dovere, 'sta minchia di estate. Tutti seduti a un tavolo, dunque, a pensare. Peccato che il tavolo prescelto dopo estenuanti riflessioni sia, per la maggior parte delle volte, quello del Bar delle Ninfe, ubicato esattamente a Pineta Mugoni. Qualcuno ha deciso di stanziarsi in tale località, attratto dal mare. Qualcun altro - ignorando tanto Vasco perennemente presente al juke-box, quanto il simpatico personaggio che serve ai tavoli - ha optato per la sobrietà delle ichnusas, in grado di accelerare i processi mentali durante i momenti di massima concetrazione a proposito del da farsi. Qualcun altro ancora ha preferito accompagnare il tutto con piatti di calamari fritti da consumare al tramonto. Che meraviglia, direte voi. E in effetti. Comunque, i piani per l'estate, si diceva. Che cosa ne viene fuori? Selvagge avventure di stagione, con una collocazione rigorosamente in Europa Occidentale. C'è chi vuole mettere in pratica tutto quanto e non solo esprimere le proposte a voce. Non ci credete? Fidatevi. Una parola sola: wild card. Ovvero: il passe-partout per qualsiasi situazione. Il piede di porco per ogni evenienza. L'ariete per qualunque porta da sfondare. Il Candeliere per ogni Chiesa di Santa Maria - e vi assicuro che non si tratta di doppi sensi. E' la moda del momento, piuttosto. Altro che Twitter o roba del genere, gente. In pratica: dopo 10 anni happy together (che citazione, mamma mia), vi verrà concesso un mese di meritatissima libertà. Tipo vacanza premio per l'impiegato modello. Potete fare quello che diamine vi pare. Ma non nello stesso posto. Pensateci bene. A quel punto bisogna per forza compiere una scelta. O la birretta o i calamari.