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giovedì 17 settembre 2009

Where Do We Go?

Ieri ho sognato di partire in aereo, dove non ne ho idea. Mi sveglio ed è una bella giornata di sole. Quasi quasi. Invece, giustamente, si va tutti in piazza a manifestare. Però la sensazione è sempre quella. Poi torno a casa - ancora sole eh - e dò un'occhiata in giro. Mmm. Forse è un segno. Il viaggio, dico. Le autostoppiste pure però. E c'è il disco nuovo in arrivo.


martedì 1 settembre 2009

Cambia Rotta, Cambia Stile

Oh. Finalmente qualcuno che propone un'alternativa vera. Niente disoccupazione, cari colleghi. Un altro mondo è possibile. Applausi.

venerdì 17 aprile 2009

Suo Figlio, Signora, Ha La Faccia Come Il Culo

E' possibile - almeno secondo voi eh - superare a pieni voti un esame della SSIS senza fare altro, in circa venti minuti, che parlare di questo, questo e soprattutto questo (tutta roba che conoscete benissimo, peraltro)? La risposta, carissimi, è la seguente: SI. Anzi, ci sono scappati pure i complimenti del prof. Nonché una generosa sorsata di moscato per festeggiare. Ma questa è un'altra storia. Avanti il prossimo.

martedì 24 marzo 2009

Comfortably Numb

Oggi, martedì 24 marzo, ore undici circa. Provvisto di passo felpato, mi reco a scuola. C'è la cara vecchia ricreazione. Tanto meglio. Io e un collega dobbiamo incontrarci con la prof per discutere di una faccenda e il clima è ancora più rilassato del solito clima già abbondantemente rilassato. La faccenda non è particolarmente complicata - le cose complicate, al momento, sono ben altre. Faccio in tempo a prendere un caffè alla macchinetta e a dare un'occhiata intorno, soddisfatto. Infine, una biondina mica male ci fa i complimenti per una lezione svolta nella sua classe qualche mese fa. Insomma. Meglio di così. Poi, tronfio come un pavone, me ne vado tutto quanto. Mentre fluttuo fra sciami di diciassettenni con le briciole del panino ai lati della bocca e frammenti di tonno incastonati nei timidi baffi da sparviero, intravedo l'uscita e uno spicchio di cielo terso.
Chissà perché, mi torna in mente l'anno scorso. Più o meno, lo stesso periodo. Primi vagiti di primavera, con quel che ne consegue. Un altro liceo però. Che poi era nient'altro che il mio vecchio liceo. C'era pure la mia stessa insegnante. Nella mia stessa sezione. Nove anni e non sentirli. E persino la tizia del bar mi aveva riconosciuto, e i quei professori ancora là in trincea. Tutti a chiedere come va, ma gli altri che fine hanno fatto, ma che materia fai, ah che bello. Casa, praticamente. Una pacchia. Come quando ero studente. Il mio ruolo era davvero autorevole. Una sorta di figura semi-mitologica in grado di scacciare via amletici dubbi a chi era alle prese con la tesine di maturità. Loro venivano da me - in biblioteca - anche se nel frattempo su in classe il prof di turno stava spiegando le derivate, o interrogava Pascoli, o correggeva i compiti riguardanti le rocce. E io lì, inebetito ma non dispiaciuto, con 'ste diciottenni che si lasciavano guardare, a proporre nuovi argomenti, a suggerire possibili collegamenti, a fare finta di ascoltare. In fondo, mi sentivo uno di loro. Avevo anche le converse ai piedi, che diamine. Meno male che dal primissimo giorno, dalla primissima campana della ricreazione, avevo stabilito delle gerarchie. Era tutto così dannatamente uguale a quando ci studiavo io, là dentro. Eppure i nodi son venuti al pettine. Il primissimo giorno, poco prima del primissimo caffè della primissima ricreazione. Sono andato al cesso. E lì, paradossalmente, ho capito di essere salito di livello. Di stare facendo carriera, in un certo senso. Qualcosa, rispetto a nove anni fa, era cambiata. Anzi, una cosa sola. Il cesso. Ora, infatti, vado in quello dei profs.
Forse m'è tornato in mente tutto questo, stamattina, in mezzo alla confusione, perché me la stavo facendo addosso. E allora, prima di levare definitivamente le tende, son tornato indietro e sono andato al cesso, ricordando così a me stesso quanta strada ho fatto. Tutta via Università, tipo. E' bello avere delle certezze, ogni tanto.

sabato 14 marzo 2009

Eureka!

Eravate convinti che il mio futuro lavorativo fosse piuttosto incerto, vero? Siate sinceri. E invece no. Spiacente di deludervi, signori. Dispongo di molte più alternative di quanto pensiate. Da questo istante, poi, qualsiasi dubbio su cosa potrei fare da grande è definitivamente fugato. Grazie a chi di dovere per la segnalazione.

giovedì 12 marzo 2009

Nick Hornby Who?

Lo sappiamo che avete letto Alta Fedeltà. Anzi, siamo pronti a scommetterci. Probabilmente avete visto pure il film. Bravi. Non ce ne importa un accidente. Si parte con le Top Five de La Tana del Grillo, gente. E chi più ne ha più ne metta.

I 5 motivi che mi impediranno di essere un insegnante:
  1. la sveglia in punta di manzano chizzo accompagnata dalla sindrome di ritardo cronico;
  2. i décolletés delle studentesse;
  3. il rischio di caratterizzare con frequenti cazz qualsiasi argomentazione filosofica e non;
  4. la concreta possibilità di dimenticarmi che devo posizionarmi dietro (o sopra, o accanto) la cattedra;
  5. le studentesse.
Piccolo particolare da aggiungere: con gli attuali chiari di luna il primo posto di lavoro vacante verrà avvistato dal vostro umile e affezionatissimo col cannocchiale, non prima del 2025 e, con ogni probabilità, nell'emisfero australe. Ma non si tratterebbe, a dirla tutta, di un ostacolo insormontabile. Pare che possano accadere cose ben peggiori. Tipo questa.